Un’impresa imprevedibile da costruire immagine dopo immagine, parola su parola insieme ai protagonisti dei territori ospitanti. Persone ancora prima che cittadini, depositari della memoria storica del nostro Paese, fautori di ritmo lento in contrasto con la logica degli algoritmi, che divora il nostro tempo nella presunzione di cancellare il valore della tradizione. Una storia di storie in una mescolanza di culture ed espressioni, incisa nei monumenti, templi, santuari, laghi, pianure, montagne, anfiteatri, mosaici, parchi e castelli che unisce le terre del Mediterraneo che, migrando per il Regno delle Due Sicilie, circumnaviga l’intera penisola e abbraccia i continenti uniti dal filo rosso della memoria che diventa matrice di una comune identità. Dalle coste calabresi alla Sicilia, che Goethe definì “una terra indicibilmente bella” – popolata da fenici, romani, bizantini, arabi, normanni, francesi, spagnoli, austriaci e molti altri – spazi immensi come braccia aperte si estendono sulle orme di rotte invisibili disegnate dall’alleanza tra Natura ed umano ingegno, percorribili per mezzo dell’Arte e del suo potere dialogico, nella simultaneità delle tecniche e conoscenze: una polifonia di voci da cui rinasce la dimenticata armonia.
